Eventi & Occasioni Speciali a Torricella
Scopri di più sui vari eventi, feste e celebrazioni che accadono ogni anno a Torricella Peligna
Festa di Sant’Antonio Abate
– 17 gennaio
Il 17 gennaio è la festa di Sant’Antonio Abate, una ricorrenza sempre celebrata a Torricella. Sant’Antonio Abate è l’immagine di un santo poverello, santo dei contadini e protettore degli animali, principalmente dei maiali. A Torricella, come in tante altre località del centro sud, si faceva, e a volte si fa ancora, la rappresentazione, un po’ sacra ed un po’ profana, del “Sandandonje”.
Una decina di persone, alcuni vestiti da frati, due da angeli, uno da diavolo e uno da S. Antonio Abate, accompagnati da musicanti con la chitarra e la fisarmonica, vanno in giro per il paese di casa in casa. Entrati nella sala o nella cucina della casa ospite iniziano la rappresentazione della leggenda di come S. Antonio nel deserto sfugge al diavolo. Le parole e la musica vengono tramandati di generazione in generazione. Si disponevano a semicerchio e cominciavano a cantare ed a recitare. Il tutto durava una ventina di minuti. Alla fine della recita c’era la canzone “Santantonio accette tutto pure l’osso di lu presutto”, ossia si chiedeva al padrone di casa di fare un’offerta e si sarebbe accettato qualsiasi cosa “anche l’osso del prosciutto”. A quel punto il padrone di casa tirava fuori il vino per un bicchiere ciascuno. Poi prendeva un po’ di grano (questo molto tempo fa), un po’ di prosciutto, oppure delle uova e delle salsicce, e raramente anche qualche soldo e lo dava al frate con il sacco. Dopo il ringraziamento al padrone di casa si proseguiva a bussare nella casa successiva. Alla fine della serata già tutti un po’ brilli si andavano a dividere oppure a mangiare il risultato della questua.
Certo nei tempi in cui la miseria si toccava con mano, la rappresentazione era un modo per mangiare qualcosa di sostanzioso in un periodo dell’anno molto magro. Il grano e principalmente le uova e le salsicce avevano il loro valore sostanziale. Adesso per fortuna non si ha più bisogno di racimolare le salsicce o le uova per mangiare e la rappresentazione, quando si fa, si fa per mantenere viva la tradizione e per divertimento.
Informazione da Antonio Piccoli; Foto a cura di Marziale Piccoli ed Antonio Piccoli.
FESTA DELLA MADONNA DELLE ROSE
L’ultimo sabato di maggio di ogni anno.
Ada Ficca di lu cott con l’assistenza di za Mariannina Teti di vutelle
La data della festa era condizionata dalla disponibilità della Banda, dell’orchestra e dei fuochi d’artificio; comunque cadeva sempre verso la fine del mese di maggio. Il giorno della festa, alle undici, suonavano a distesa le campane della chiesa Maggiore e quelle del Santuario.
Prima che finisse la celebrazione della messa al Santuario, le statue di quattro Santi, San Vincenzo Ferreri, San Marziale (il patrono di Torricella), San Giovanni Battista, San Mariano (aveva un prestigioso vestito di stoffa) venivano portate in processione da Torricella verso il Santuario. Finita la messa, la Madonna veniva fatta uscire dalla chiesa e veniva portata in processione incontro ai santi. Il punto d’incontro era un incrocio, poco distante dal Santuario. A mo’ di accoglienza, i santi venivano lasciati passare avanti e la Madonna andava dietro. Venivano portati in chiesa e là restavano per tutto il giorno della festa.
Finita la festa, sempre in processione, la Madonna e i santi si riavviavano verso Torricella.
Allo stesso punto d’incontro della mattina, la Madonna si fermava, lasciava passare i santi, come fosse un piccolo saluto, e poi ciascuno tornava alla sua chiesa.
Però, durante la festa, si sa, si mangia, si beve e ci si mette un po’ brilli; quindi era un po’ rischioso riportare i santi a Torricella dopo i fuochi d’artificio. Allora si decise di riportarli la sera, subito dopo la celebrazione del Vespro, in modo che i Torricellani potessero festeggiare tranquilli e anche bere qualche bicchiere di troppo.
Festa di Sant’Antonio
Situata nel quartiere di Sant’Antonio. Durante la guerra, i tedeschi distrussero la piccola chiesa. La statua di Sant’Antonio si trovava in una nicchia rimasta miracolosamente intatta. Il muratore Antonio Fedele, il Biondo, fu incaricato di ricostruire la chiesa e la terminò nel 1960.
Ci sono 4 vetrate artistiche, raffiguranti gli evangelisti, e una vetrata posta in alto dietro l’altare, con simbologia pane e vino, realizzate tutte dall’artista Federico Tamburi. Ci sono altre 2 vetrate, da tempo realizzate, poste ai lati dell’altare, raffiguranti la Madonna col Bambino e il Santo col Bambino.
FESTE PATRONALI
– 8/9 agosto
La statua esposta nella chiesa di Torricella raffigura San Marziale nel modo ingenuo e un po’ rozzo tipico di una certa iconografia religiosa. Colpiscono le ridotte proporzioni, i tratti vagamente infantili del volto, tanto che si pensi che possa trattarsi di un bambino di soli 7 anni vissuto ai tempi dell’imperatore Marco Aurelio. Colpisce anche il nome Marziale, il quale deriva dal latino Marte, dio della guerra. Egli, ultimo di sette figli, malgrado la tenera età, affrontò, insieme alla madre Felicita e a tutti i fratelli, un processo nel quale li si accusava di essere cristiani. Prima del giudizio e della condanna, si cercò ripetutamente d’indurli, con promesse, ricatti e minacce, e poi anche con torture e fustigazioni, a fare abiura della religione che professavano e che, secondo le autorità, minava l’ordinamento statuale e stravolgeva tutta la gerarchia di valori. Infatti, ogni volta, prima che il soldato abbatteva il primo colpo di frusta su quelle esili schiene, il prefetto chiede a ognuno di loro di ripudiare la religione alla quale si sono convertiti. Nonostante ciò, i sette ragazzi e la madre non rinnegarono mai la loro fede in Gesù. Ad oggi, nei giorni 8 e 9 agosto si celebrano le feste patronali in onore di San Marziale, San Domenico e San Rocco. La mattina dell’ 8 agosto, alle 8, tutta Torricella si sveglia dal frastuono di fortissimi botti: è l’apertura ufficiale dei festeggiamenti. La mattinata prosegue, poi, con la banda che suona per il Corso e per i vari rioni. Nel pomeriggio c’è la bella e ormai consolidata tradizione torricellana della “sfilata delle conche”. Alcuni bambini vestiti in costume abruzzese, a coppie, tenendo la conca, simbolo dell’Abruzzo, ripiena di dolci ed addobbate con i fiori, sfilano per il corso accompagnati dalle marcette della banda. Poi a fine sfilata c’è la premiazione per la conca più bella. Alle 10 di sera c’è la “fiaccolata”: si spengono all’improvviso le luci dell’illuminazione del Corso, facendo diventare tutto buio, e, contemporaneamente, si accendono le prime fiaccole disposte sui lampioni, una miriade di persone accompagnate dalla banda si incammina verso la chiesa maggiore. Arrivati sotto la chiesa iniziano i fuochi pirotecnici sul sagrato di essa. Il secondo giorno poi vi è la fase più religiosa con la messa e la processione di San Marziale, il santo protettore di Torricella.Da un po’ di tempo poi, è stata ripristinata una antica tradizione torricellana che si era persa nel tempo: davanti alla statua del santo sfilano Santa Felicita, una ragazza vestita come una madonna, e sette bambini in costume antico. Vogliono rappresentare il martirio di Santa Felicita con i suoi sette figli, tutti beatificati, in cui il più piccolo era San Marziale.
FESTA DI S. AGATA
-17 agosto
La figura di Sant’Agata è legata al cosiddetto “Culto del Latte”. A fine ‘800 le donne usavano scoprire il petto per fare abluzioni con quest’ acqua, detta, per l’appunto, di Sant’Agata. La pagnotta da forno di Sant’Agata è un pane sacro espressione della tradizione e della fede popolare, la cui preparazione risale a tempi immemorabili. E’ legato alla celebrazione della festa dedicata alla Santa che si celebra due volte l’anno, il il 5 febbraio e il 20 agosto, nei giorni della trebbiatura. Per l’occasione vengono preparati dei pani a forma di seno, portati nella chiesa rurale a lei dedicata, che vengono benedetti e bagnati nell’acqua della sorgente adiacente. Un tempo, le donne incinte e le puerpere facevano delle abluzioni con l’acqua della sorgente invocando la santa che non facesse loro mancare il latte per la prole.
Le “Cacchiette”, vengono preparate sia salate che dolci, sono impastate con farina di grano tenero della varietà locale “Solina” macinato a pietra, patate, lievito naturale di pasta acida, olio, zucchero (oppure sale), uova, semi di anice e patate lessate. Sant’Agata, martire cristiana nel corso della persecuzione di Decio, (251 d.C.) fu imprigionata per essere costretta ad una vita dissoluta, ma la sua resistenza e le sue virtù la condussero a vessazioni, torture ed infine al taglio delle mammelle. Le passio di S. Agata riportano le parole che la martire disse al proconsole :”Empio, Crudele e disumano tiranno. Non ti vergogni di strappare ad una donna quello che tu stesso succhiasti dalla madre tua?”. Morì in prigione il 5 febbraio 251. L’iconografia cristiana la rappresenta con le mammelle offerte in un piatto.
Il Culto di Sant’Agata è ancora sentito e praticato in diverse località abruzzesi, come Civitaluparella, dove vengono organizzati festeggiamenti in in onore della Santa o Torricella Peligna dove, in Contrada Colle Zingaro si trova la Fontana delle Sese (dei seni), che ospita una piccola statua della Santa, la cui acqua è ritenuta sacra, per la produzione del latte e la guarigione delle affezioni al seno.