Personaggi
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Camillo Porreca
Un benefattore torricellano vissuto a cavallo fra l’800 e il 900. Era anche chiamato con un soprannome “Calzone”. Aveva un grande negozio in cui vendeva di tutto sia al dettaglio e sia all’ingrosso per gli altri negozi dei paesi vicini. Suo era il palazzetto dove attualmente c’è “il Caffè del Corso”. Secondo qualcuno lui l’aveva costruito per farci un ospedale e donarlo alla popolazione di Torricella. Suo era anche il palazzetto dell’asilo infantile fatto apposta per le suore e per educare i bambini torricellani. Fino una decina di anni fa, sulla porta di entrata dell’asilo c’era scritto ancora “Dono di Camillo e Francesco Porreca”. E’ stato tolto, forse da chi aveva dimenticato o non conosceva il motivo di quella scritta.
Nel 1919 c’è stata la famosa rivolta in cui alcuni torricellani guidati da un capopopolo fecero una sommossa per contestare i cari prezzi, saccheggiando alcuni negozi. Uno di questi negozi fu quello di Camillo Porreca e poi quello di Antonio Aspromonte “paparascianne” (vedi nel bolettino Amici di Torricella l’articolo “Il merlo del paese – La rivoluzione” pubblicato sul n° 0 dell’agosto 1988, pagina 5, e articolo “L’asilo delle suore” pubblicato sul n° 17 del dicembre 1996, pagina 4). Si racconta che dopo Camillo Porreca ci rimase molto male perché secondo lui, che aveva fatto molto per Torricella e i torricellani, non meritava questa irriconoscenza. Così non riaprì più il negozio e si trasferì a Roma.
This portrait was inside the old nursery school (kindergarten) building. When the building was being rebuilt, the portrait was removed from the wall and taken away. Now it is to be found in the office of the town’s municipal guard.
Segretario Sabatini
Ritratto fatto da Don Roberto Porreca, farmacista dagli anni 20 agli anni 50, in cui è scritta anche una dedica ironica. Sabatini è stato per molti anni, 1915-1930 circa, segretario comunale e si racconta fosse molto potente. Anche per merito suo fu acquistato il terreno su cui poi fu piantumata la pineta.
Album: Elena Paterra
Don Francesco Porreca
Don (Father) Francesco Porreca Prete e fratello di Camillo Porreca. He too was an important benefactor to the poor in Torricella. Fino a poco tempo fa il suo nome, insieme a quello del fratello Camillo, faceva parte di una scritta sul portale dell’asilo.
Il quadro è ancora all’interno dell’edificio del vecchio asilo.
Fedele Porreca
Fabbro, “lu ferrare”, del paese per tantissimi anni. Capostipite della famiglia di ciufielle. Anche i suoi figli ed alcuni dei suoi nipoti hanno proseguito l’arte del lavorare il ferro e l’arte del maniscalco
Luigi Di Iorio
(1904 – 1985)
la guardia comunale, chiamato anche “Zi Luiggie de la brasilese” mentre annaffia le giovani piantine nella zona della pineta vicina all’attuale chiosco, dietro alla fontanella. A quel tempo quella era una zona da lui ritenuta “off limits”, guai se trovava qualcuno di noi bambini a giocare li dentro, le urla e “le sberle” si sprecavano, nello stesso tempo se vedeva che ci comportavamo bene aveva sempre una caramella in tasca . La sua passione e l’amore per la pineta era tantissima e dopo tanto tempo che ci ha lasciati tutti noi lo ricordiamo con rispetto e come esempio di rettitudine e amore per il proprio paese.
Peppino Manzi
Falegname. Il padre di Antonio Manzi e il nonno di Marietta Manzi. La foto lo ritrae nel 1944 appena rientrati dallo sfollamento.
Camillo Fantini di paparabelle
Era di una famiglia poverissima, suo fratello, Giuseppe Fantini, all’età di 18 anni fu il primo caduto della Brigata Maiella durante la battaglia di Pizzoferrato nel febbraio del 44.
Era soprannominato Tarzane, da Tarzan, forse per il suo modo di parlare, camminare, vestire e contrapporsi con gli altri.
In questa bellissima foto scattata nel dopoguerra ( “44 – “45) vicino alla Chiesa di San Giacomo, è il ragazzo con la pietra in mano che cerca di difendersi, molto probabilmente, da uno dei ripetuti scherzi di cui è stato vittima nella sua esistenza.
Per molti anni si è arrangiato a portare i bagagli dei viaggiatori quando arrivava la corriera. E’ morto nell’ultimo giorno dell’anno, la mattina del 31 dicembre 1988, in un incidente stradale a cavallo del suo motorino.
Era andato a comprare il pane a Roccascalegna.
‘Ndonio (Antonio) di barile
Personaggio indimenticabile. Vissuto nel periodo anni 20-anni 70. Si adattava a fare i lavori in cui occorreva la forza fisica. Aveva un pò di difficoltà nel parlare ed era un bonaccione. Memorabili gli scontri contro Camillo Fantini di paparabelle quando facevano i facchini e lottavano per accaparrarsi le valige dei viaggiatori che scendevano dalla corriera.
Camillo Piccone, poeta dialettale di Torricella, ci scrisse anche una poesia sui battibecchi fra questi due indimenticabili personaggi. Negli ultimi tempi della sua vita è vissuto a Roma con dei parenti.
Album: Germana Piccone
Giovanni De Simeonibus
Medico condotto a Torricella dal 1935 al 1955.
Le notizie sono tratte dal libro di recente pubblicazione “Uomini illustri” di Salvatore Copertino:
“E’ nato a Lama dei Peligni il 16 febbraio del 1898. Arrivò a Torricella nel 1935 per fare il medico condotto . Capitano degli alpini, amante della montagna , della natura e degli animali. In sella al suo cavallo accorreva prontamente in qualunque ora del giorno o della notte ovunque ci fosse bisogno della sua opera . Professionalmente era bravo in tutto , ma come ostetrico nessuno era più capace di lui. E’ morto a Torricella il 10 agosto del 1955.”
Salvatore Di Toto
Salvatore Di Toto, ‘lu muparielle’ (nato 1912) è morto nel 1974 all’ospedale di Casoli aveva 62 anni. Era sordomuto per questo lo chiamavano “Lu muparielle”. Si racconta che i genitori emigrarono negli anni 40 e quando a Napoli “passarano” la visita se erano idonei per imbarcarsi per l’America il loro figlio, siccome era sordomuto, fu scartato e non fu fatto partire. I genitori partirono e lui se ne tornò a Torricella dove visse insieme ad una coppia di vecchietti. Poi quando questi morirono, lui rimase solo e si guadagnava la vita facendo l’imbianchino, ed era anche molto stimato. Molte case sono ancora con le camere pitturate da “Lu muparielle”. Amava fare di testa sua, sia nella scelta dei colori che nella fantasia. Era specializzato nel pittare le pareti come dei marmi con le venature.
Il suo amico fidato era Vincenzo Peschi, il barbiere, con cui riusciva a farsi capire e a capire lui. Nella foto è a cavallo della sua inseparabile motocicletta, alla Madonna delle Rose.
Nicola Porreca
Il soprannome era dell’orefice perchè lui era un orefice. Fra le varie collane e anelli d’oro che vendeva, aveva quasi un’esclusiva su quei ciondoli d’oro in filigrana, tipicamente abruzzesi, “La presuntuosa”, fatta come una stella a otto punte, che si regalava alla fidanzata.
Andava in tutte le gite che organizzavano i preti, mentre a Torricella era “casa e bottega”, cioè stava sempre dentro alla sua bottega d’orefice. Gli mancava anche la vista e quindi lo vedevi sempre con il monocoletto appoggiato all’occhio.
Foto scattata da Don Francesco Di Pasqua
Marianna Teti
Marianna Teti di zampacorta, moglie di Concezio D’Orazio, era una bravissima donna.
Dopo la guerra, ci portava carne, uova, dolci, ecc. e ci faceva altre buone opere. Non eravamo parenti; quindi era proprio un’amica affezionata. Dopo la nostra emigrazione, ci fece una bellissima tovaglia per la tavola da pranzo, fatta completamente da lei, al suo telaio. Adesso metterò questa foto con la tovaglia, che e’ un ricordo indelebile. Riflettendo su questo avvenimento, concludo che lei si dispiaceva del nostro stato (nove persone: vecchie e bambini) e ci ha voluto aiutare.
Ho incluso Marianna estensivamente quando ho scritto le mie memorie.
Aveva un telaio con cui confezionava le coperte, “le coperte di lienze”, con i ritagli di stoffe
–Recollections of Peppinuccio Cionna (Joe Cionni)