Persone degne di nota

In questa pagina troverete una raccolta di persone di Torricella Peligna o legate alla città che hanno raggiunto grandi traguardi nella loro vita.

Silvia Colloca

Silvia Colloca è un’attrice italo-australiana, cantante lirica, autrice di libri di cucina e personaggio televisivo di programmi di cucina.
Ha pubblicato sei libri di cucina.

Colloca è nata a Milano da Loredana e Mario Colloca.
Il suo unico ruolo cinematografico di rilievo è stato in Van Helsing, dove interpretava Verona, una delle spose di Dracula.
Il 25 settembre 2004, nel castello medievale di Montalto in Toscana, ha sposato l’attore australiano Richard Roxburgh, che in quel film interpretava Dracula.
Hanno due figli e una figlia.
La famiglia risiede attualmente a Sydney.

Colloca è un mezzosoprano di formazione operistica e ha lavorato come interprete di teatro musicale in Italia prima di diventare attrice cinematografica.
È apparsa nel 2015 come Orfeo nell’Orfeo ed Euridice di Gluck a Sydney e come Regina nella produzione di Biancaneve di Lindy Hume per Opera Queensland e La Boite theatre nel 2016.
Il suo album di debutto, Sing Like an Italian, è stato pubblicato da Decca nell’ottobre 2022.
L’attrice interpreta quattro numeri insieme ad arie e canzoni d’autore di cantanti di fama internazionale.
L’album ha debuttato al n. 1 delle classifiche ARIA Core Classical e Classical/Crossover.

Made in Italy with Silvia Colloca è una serie televisiva australiana in 10 puntate, trasmessa in anteprima su SBS TV nel novembre 2014, in coincidenza con la pubblicazione dell’omonimo libro.
La Colloca ha portato una troupe a casa sua per incontrare la sua famiglia italiana, mostrando tre pittoresche regioni d’Italia: l’Abruzzo, in particolare Torricella Peligna, da cui proviene la sua famiglia, le Marche e il Molise, utilizzando la cucina di sua madre per presentare i suoi piatti.

Silvia’s Italian Table, una serie di cucina e reality in otto puntate, ha debuttato sulla ABC il 6 ottobre 2016.
In ogni episodio, Colloca invita un gruppo di celebrità a cucinare e mangiare con lei e a intrattenere una conversazione divertente e intelligente.

Guglielmo Coladonato

Nato il 3 gennaio del 1933 a Torricella Peligna, risiede e lavora a Roma .

A 12 anni, nel 1945, insieme ad altri 150 ragazzi, fra i 5 e i 15 anni, accumunati dalla stessa sorte di essere rimasti orfani di guerra, fu accolto a Silvi Marina in uno di quei “Villaggi dei fanciulli” voluti dal governo per aiutare i bambini bisognosi. La maggior parte di essi restarono sino al 1951-52.

Durante quel periodo Guglielmo passava il tempo libero, che era tantissimo datosi che le lezioni di scuola erano poche, dedicandosi alla scultura. Trasformava in statue o in altre figure tutto ciò che gli passava per le mani, gesso, pietre, terra.

Una volta uscito dal villaggio è andato in Svizzera per continuare gli studi poi si è trasferito a Roma, si è sposato, ha avuto due figli ed ha coltivato sempre il suo hobby, la scultura.

Più tardi provò anche con la pittura, anch’essa come hobby.

Esposizioni nei più grandi musei d’Italia, Londra, New York, Venezuela. Centinaia di premi, critiche e perfino un insolito fatto: dipingere un nudo femminile in diretta TV.

Il suo successo è continuato. Centinaia di sue opere sono state esposte nelle gallerie d’arte di Roma, Milano, Firenze, New York e Londra, alle Nazioni Unite e nella Sala dei Deputati a Roma.

L’Enciclopedia dell’Arte Italiana ne parla come di un artista dalla “fervida ispirazione, dai colori vivaci e dalla scelta interessante dei soggetti”. La spontaneità della sua pittura è evidente, così come la sua immaginazione che anima tutte le sue concezioni artistiche. I suoi dipinti colpiscono l’immaginazione e si ricordano facilmente”. L’atmosfera della sua terra natale accompagna l’artista nella sua vita e ispira le sue opere: i colori del paesaggio e della gente abruzzese, che Coladonato ricorda così: “Vengo dall’Abruzzo. Ho sempre davanti agli occhi l’apertura del mio paesaggio natio nutrito di luce, di grigi, di verdi, della campagna stessa, con la malinconia, la tristezza della mia gente semplice, pronta a riscattarsi per un futuro migliore. Rivedo le mie rocce, sulle quali ho ricamato i miei primi sogni di artista”.

Le opere di Coladonato hanno attualmente un valore variabile dai 600,00 euro ai 9.000,00 euro

Nicola D’Ascenzo

(25 settembre 1871, Torricella Peligna, Italia – 13 aprile 1954, Filadelfia, Pennsylvania)

è stato un designer di vetrate, pittore e istruttore americano di origine italiana. È conosciuto soprattutto per aver creato le vetrate della Washington Memorial Chapel a Valley Forge, Pennsylvania; del Nipper Building a Camden, New Jersey; della Loyola Alumni Chapel of Our Lady alla Loyola University Maryland; della Folger Shakespeare Library e della Washington National Cathedral, entrambe a Washington.

He was born in Torricella Peligna, Italy, into a family of artists, metalworkers and armor makers. His immediate family emigrated to the United States in 1882, and settled in Philadelphia, Pennsylvania. Working as a mural painter while in his teens, he attended night classes at the Pennsylvania Academy of the Fine Arts. He attended and then taught at the Pennsylvania Museum School, where he met his wife, fellow instructor Myrtle Dell Goodwin (1864–1954). Si sposano nel 1894 e si trasferiscono in Italia, dove l’artista studia alla Scuola Libera di Roma. La coppia torna a Filadelfia nel 1896, dove l’artista lavora come ritrattista e apre i D’Ascenzo Studios, inizialmente un’azienda di decorazione d’interni.

D’Ascenzo ricevette una medaglia alla World’s Columbian Exposition di Chicago del 1893, la medaglia d’oro del T-Square Club di Filadelfia del 1898, il secondo premio per l’artigianato alla Americanization Through Art Exhibition di Filadelfia del 1916 (il primo premio fu assegnato a Samuel Yellin) e la medaglia d’oro della Architectural League di New York del 1925. Ha esposto alla Pennsylvania Academy of the Fine Arts: 1892-1904, 1916 e 1936. È stato presidente della Stained Glass Association of America nel 1929-1930. È stato membro del Philadelphia Board of Education (1934-1948) e ha organizzato mostre d’arte che hanno fatto il giro delle scuole pubbliche della città. L’Università della Pennsylvania ha ospitato nel 1938 una mostra di dipinti, disegni e vetrate di D’Ascenzo.

Tra il 1904 e il 1954, gli studi D’Ascenzo hanno realizzato più di 7.800 vetrate.

La porta “Doubting Thomas” della Christ Church Cranbrook a Bloomfield Hills, Michigan, presenta un piccolo ritratto in bassorilievo di D’Ascenzo come artigiano medievale. L’intagliatore Johannes Kirchmayer ha scolpito le immagini dei vari artigiani che hanno lavorato alla chiesa.

D’Ascenzo, sua moglie Myrtle G. D’Ascenzo (1864-1954) e il figlio Nicola Goodwin D’Ascenzo (1905-1958) sono sepolti sul sagrato della Washington Memorial Chapel a Valley Forge, Pennsylvania.

I documenti aziendali dei D’Ascenzo Studios e gli schizzi di molte delle sue opere sono conservati nella collezione dell’Ateneo di Filadelfia. I dipinti di D’Ascenzo appaiono occasionalmente all’asta.

 

Silvio Di Luzio

Silvio Di Luzio era un partigiano della Brigata Maiella e un minatore eroe di Marcinelle. L’8 agosto 1956, con la squadra di soccorso, Di Luzio partecipò a salvare la vita di tre colleghi di lavoro al Bois du Cazier in seguito all’esplosione della miniera che causò la morte di 262 minatori. Aveva 79 anni ed era nato a Torricella Peligna.

An Abruzzese from the Maiella. Questo è il tipo di uomo che era Silvio Di Luzio. Coraggioso e altruista. Vestito con la pelle burbera di un abruzzese di montagna. One to whom chance had gifted nothing. La mattina dell’8 agosto 1956, quando il sinistro lamento della sirena della miniera di carbone di Bois du Cazier scosse tutta Marcinelle, lui era a casa sua. Aveva finito il suo turno di lavoro solo da poche ore. L’ufficio della direzione della miniera ha mandato un’ambulanza a prenderlo.

Così, quando erano passati solo 20-30 minuti dall’esplosione e dall’incendio nella miniera, scese nel pozzo maledetto con quattro colleghi. Un buco nero di cinque metri di diametro che scendeva per oltre un chilometro.

Di Luzio è sceso in un ascensore di servizio per 400 metri. Sfidare il destino e le fiamme. Fu così che riuscì a salvare tre suoi colleghi, tre poveri diavoli giunti a Marcinelle in base a un accordo tra governi, che prevedeva che lo Stato italiano acquistasse 200 chili di carbone a un prezzo ragionevole per ogni minatore inviato in Belgio.

Si tratta del tristemente famoso “accordo uomo-carbone”, che l’Italia firmò nel dopoguerra per cercare di ottenere per sé le risorse necessarie alla ricostruzione di una Nazione distrutta e in ginocchio.

Di Luzio è stato uno dei tanti giovani che ha visto in quest’opera una possibilità di riscatto. Un salario con cui guardare al proprio futuro in modo meno disperato. Come migliaia di altri giovani italiani, proveniva dalla parte più povera dell’Italia: Abruzzo e Veneto erano le peggiori, poi Calabria, Molise e Campania.

Se c’è un tratto che contraddistingue la vita di Silvio Di Luzio, questo eroe della quotidianità, del lavoro e dell’altruismo, è sicuramente il coraggio di ricominciare sempre da capo. Non arrendersi mai.

He did it at 17, when he decided not to submit any more to the abuses meted out by the Germans throughout the Maiella area. Imbracciò il fucile e si unì alla guerra dei partigiani. Di Luzio fu uno di quelli che liberarono l’Italia. Uno dei primi patrioti della Brigata Maiella a entrare a Bologna. Poi il ritorno a casa, a Torricella Peligna. La rabbia di sentirsi trattato come un peso morto, come un malfattore, perché era stato un “partigiano”. Nell’immediato dopoguerra, a causa della classificazione badogliana[1] o fascista, riallestita da Togliatti[2] che all’epoca era Ministro della Giustizia, che graziava i funzionari del partito di regime, ma che considerava chi era stato partigiano poco meglio di un “brigante”.

Di Luzio fugge da Torricella e ricomincia la sua vita, con quattro anni di servizio di guerra alle spalle. Nelle profondità delle miniere belghe si imbatté in prigionieri tedeschi contro i quali aveva combattuto.

Ma andiamo avanti. Non si è arreso. Non è sprofondato nella disperazione. Dopo 10 anni di lavoro in miniera è stato “promosso” e si è unito alla squadra di soccorso. Aveva messo su famiglia. Due figli. Avrebbe potuto contare su una vita tranquilla quella mattina dell’8 agosto 1956, avrebbe potuto decidere che era impossibile scendere in quell’inferno, come gli avevano ripetuto i responsabili della miniera. Ma non era questo il suo modo di fare. Era lì per salvare la vita dei suoi amici e ha cercato di farlo con il coraggio e la determinazione che erano parte integrante del suo essere, un “abruzzese della Maiella”. Quel gesto colpì molto il re del Belgio Baldovino, che quello stesso anno, il 1956, gli conferì la più alta onorificenza dello Stato. Anche il film TV “Marcinelle” è stato ispirato dagli atti di Di Luzio. Il suo gesto eroico è stato interpretato sullo schermo da Claudio Amendola[3].

L’uomo della Maiella continuò a lavorare per altri 15 anni dopo la tragedia. Era un operaio in un’acciaieria. Doveva crescere i suoi figli. In questo mondo che non riconosce nulla non si può vivere di medaglie.

Il suo più grande orgoglio era quello di essere riuscito ad aiutare il figlio a diventare ingegnere. E di aver “incastrato” sua figlia.

Per tutta la vita, l’uomo della Maiella si è battuto per la memoria dei suoi amici morti nella miniera di carbone. Soprattutto quando volevano abbattere i resti delle torri della miniera per costruirci sopra un ipermercato. Questa è stata l’ultima grande battaglia di un vero uomo. La miniera del Bois du Cazier è oggi un museo dedicato alla memoria del lavoro degli italiani all’estero, ma ci mancherà la voce roca di Silvio, il minatore partigiano della Maiella.

Vincenzo Di Paola

Vincenzo Di Paola nacque a Torricella Peligna (Chieti) il 20 ottobre 1836.
Ricevette la sua prima formazione in una scuola privata ispirata ai metodi e agli ideali di Basilio Puoti, fondata e diretta ad Agnone da alcuni giovani sacerdoti liberali: tra questi, Francescantonio Marinelli (il “caro maestro” con cui Vincenzo mantenne un affettuoso rapporto epistolare tra il 1886 e il 1892) e ➙ Ippolito Amicarelli.

Prosegue gli studi a Napoli, laureandosi in Giurisprudenza nel 1857. All’indomani dell’Unità, fu chiamato a insegnare lingua italiana e composizione nella scuola femminile di Campobasso (1864). Nominato professore di letteratura italiana nel liceo Pagano della stessa città nel 1867 (a questo periodo risalgono alcuni discorsi letti in occasione delle feste letterarie che vi si tenevano), il DP ricoprì parallelamente incarichi di insegnamento nei congressi magistrali del Molise, inserendosi nel vivace dibattito dell’epoca sulla questione dell’insegnamento della grammatica, in quanto “non amico della Grammatica, e sostenitore dell’esempio come strumento educativo” (Premessa data dal professor Vincenzo Di Paola alle sue lezioni di lingua nei congressi magistrali, 1870). Ha svolto anche attività didattica come professore di italiano negli istituti tecnici e nella scuola normale maschile del capoluogo molisano.

Approdò poi al prestigioso liceo “Visconti” di Roma cui seguì, negli anni ’80, l’incarico di preside-rettore del collegio “Duni” di Matera e poi di un istituto analogo a L’Aquila. Promosso Provveditore agli studi, il DP prestò servizio ad Ascoli Piceno, Livorno e infine a Bergamo, dove concluse la sua carriera (i ricordi della sua vita trascorsa “quasi tutta nelle e per le scuole”, insieme a scritti poetici e pedagogici, sono raccolti nel volume autobiografico Versi e prose, 1911). Il DP morì a Torricella Peligna nel 1918.

Dan Fante

Dan Fante è nato a Los Angeles nel 1946. Figlio dello scrittore John Fante, scrive opere teatrali, poesie e romanzi. A vent’anni abbandona gli studi e inizia a viaggiare, conducendo una vita “difficile” e afflitta da problemi di alcolismo. Fa ogni tipo di lavoro. Ha iniziato a scrivere negli anni ’90, ispirato dalle sue esperienze sull’orlo dell’abisso esistenziale.

Da qualche anno la sua fama è in ascesa. Ha appena firmato un contratto con la prestigiosa casa editrice statunitense Harper Collins, che ha ripubblicato tutte le sue opere.

In Italia sono stati pubblicati: Angels in Pieces, Marcos y Marcos, 1999; Hooks, Marcos y Marcos, 2000; Mae West, East of the Equator, 2008; Don Giovanni, Edizioni Spartaco, 2009 e Buttarsi, Marcos y Marcos, 2010.

Luigi ‘Gigi’ Mancini

Mancini iniziò la sua carriera nell’aviazione nel 1914, quando frequentò la Prima Scuola Civile di Volo a Roma, e partecipò nel 1915 al Gruppo Aviatori Volontari, con l’Onorevole Montù, a Mirafiori. Come pilota di guerra, pilotò un aereo Caproni in uno dei primi attacchi agli aerei nemici, usando un fucile che aveva portato a bordo, per cercare di colpire gli aerei avversari. Come pilota di caccia ha poi affrontato numerose battaglie aeree per le quali il suo nome è stato proposto per le medaglie d’argento e di bronzo al valor militare.

Dopo la guerra, la sua passione per il volo lo spinse verso le competizioni aeree, i record e il trasporto aereo commerciale. Per diversi anni è stato redattore a Roma della “Gazzetta dell’Aviazione”; ha fondato e diretto le riviste “Aeronautica”, “Orario Aereo”, “Ali d’Italia”, oltre a numeri speciali dedicati a particolari manifestazioni ed esibizioni aeree, ecc. His last publication, that has been out for a number of years now, and still being published at the time of his death, was “La ruota diorama” (The Diorama Wheel).

C’è una pubblicazione di Mancini che merita una menzione particolare per vari motivi: innanzitutto perché si tratta di un’opera davvero originale per l’epoca in cui è stata scritta, il 1936; si tratta infatti della “Grande Enciclopedia Aeronautica”, un corposo volume di 660 pagine di testo, con innumerevoli illustrazioni. Può sembrare strano che l’Enciclopedia Mancini non abbia avuto ulteriori edizioni o aggiornamenti periodici. Questa mancanza di continuità, secondo noi, non risiede nell’opera in sé, ma può essere attribuita piuttosto a qualcosa di curiosamente carente nel temperamento di Mancini; spirito profondamente indipendente e consapevole delle proprie capacità e realizzazioni, non aveva una delle leve più sicure del successo, quella di poter chiedere l’appoggio dei potenti per le proprie idee. Faceva le cose da solo e si preoccupava di farle da solo, quasi come se si lanciasse continuamente una sfida.

È anche per questo, al di là di tutte le vicende della sua vita di aviatore, che forse Luigi Mancini non sarà ricordato con applausi spettacolari, ma certamente resterà al centro del cuore di chi lo ha conosciuto. Infine, a noi che siamo stati suoi colleghi e allievi, oltre a Mancini pioniere del volo, dell’aeronautica e dei collegamenti aerei commerciali, dispiace molto non poter descrivere in modo esauriente gli aurei attributi umani della sua personalità, la sua modestia, la sua generosità e l’affettuoso altruismo che hanno reso la sua sincera amicizia un tesoro inestimabile.

 

Gianni Materazzo

Gianni Materazzo trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Tripoli, in Libia. Tornato in Italia, si stabilisce con la famiglia a Bologna, dove tuttora vive e lavora e dove, di solito, ambienta i suoi romanzi polizieschi che hanno come protagonista l’avvocato Luca Marotta.

Laureato in giurisprudenza, farà un uso molto limitato del suo titolo di studio, passando invece attraverso una serie di esperienze lavorative che poco hanno a che fare con codici e diritto: pubblicista, insegnante, assistente alla regia, illustratore, grafico pubblicitario, disegnatore di fumetti.

Nel ’74 apre a Bologna la prima e unica libreria per ragazzi – oggi Città del Sole – che, oltre a promuovere incontri e dibattiti, diventa nel tempo un importante punto di riferimento didattico per le scuole dell’infanzia e del primo ciclo. Esordisce come giallista, non scrivendo un romanzo ma disegnando un fumetto poliziesco per “Orient Express”, la rivista diretta all’epoca da Luigi Bernardi. La storia è tratta da un romanzo di Loriano Macchiavelli, “Le tracce dell’attentato”, e sarà ripubblicata nel 2005 dall’editore Dario Flaccovio in un’edizione per collezionisti.

Solo pochi anni dopo si cimenta anche nella narrativa di genere, scrivendo il suo primo romanzo poliziesco, “Delitti imperfetti”, e vincendo inaspettatamente il “Premio Alberto Tedeschi” al Mystfest di Cattolica nel 1989. Sempre pubblicati dal Giallo Mondadori, seguiranno altri tre romanzi: ‘ Cherchez la femme’, ‘ Villa Maltraversi’, ‘ I labirinti della memoria’. Dalle prime tre, la RAI trae altrettante serie televisive (titolo della serie, “Tre passi nel crimine”), che vengono trasmesse in prima serata con un notevole successo di ascolto e di critica.

L’interprete principale dei film è Gioele Dix nei panni del duro Luca Marotta, un’anomala figura di avvocato. Nel frattempo, entra a far parte dello storico “Gruppo dei Tredici” che riunisce scrittori dei gialli di Bologna e dintorni, molti dei quali ben noti ai lettori del genere. He also writes numerous short stories for anthologies and collections, as well as for newspapers and magazines, such as ‘ Joy ’, ‘ Modern Woman ’ The Red Shrimp ‘.

Ha poi trascorso un lungo periodo durante il quale ha collaborato con la First Film, una casa di produzione televisiva, scrivendo soggetti, trattamenti, sceneggiature. Da un paio d’anni ha ripreso la sua attività di giallista, completando la stesura di due nuovi romanzi. Il primo, “Venerdì 17”, è una storia tra il giallo e il thriller che si svolge a Positano nel bel mezzo di un’estate torrida: ancora una volta l’avvocato Marotta è il protagonista.

Il romanzo è stato pubblicato da Alberto Perdise Editore nel giugno 2006. Il secondo, “L’album di famiglia”, è invece un noir ambientato nei lontani, bui anni ’50: teatro della vicenda è un piccolo, sperduto paese dell’Appennino centrale. Quest’ultimo romanzo è uscito in libreria nel settembre 2007, pubblicato da Alberto Perdisa Editore.

Michele Persichetti

Esercitava la professione di medico con abnegazione e ammirevole sacrificio. Per molti anni Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Chieti. È stato più volte riconfermato in quella posizione grazie alle sue qualità di amministratore onesto e saggio degli interessi pubblici.

Esercito’ la professione di medico con spirito di abnegazione e ammirevole sacrificio. Fu per molti anni presidente dell’amministrazione provinciale di Chieti. E’ stato riconfermato piu’ volte nell’alta carica, per i suoi meriti e per le sue doti di integerrimo e saggio amministratore della cosa pubblica.

 

Ettore Porreca

 

Ettore Porreca di ciufielle è nato a Torricella Peligna nel 1920.

Attualmente vive a Buffalo, New York. È stato fotografo professionista http://www.ettoreinjapan.com/ e musicista. Il Professional Photographers of America gli ha conferito i prestigiosi titoli di “Master of Photography” e “Craftsman of Photography” per l’eccezionale qualità del suo lavoro e per il suo contributo alla professione.

Ha da poco compiuto 90 anni e continua a cantare e suonare il jazz degli anni ’30 e ’40 con la Sentimental Journey Band. È stato presentato a pagina 23 del 18° numero di Chi’ssi dicie?, la newsletter italiana online dedicata a Torricella Peligna. Clicca qui per la traduzione: “Ettore Porreca di ciufielle, affermato fotografo e musicista”.

Lelio Porreca

Scrittore, poeta, ecologista e primo sostenitore del Parco Nazionale della Majella

Mentre Porreca scriveva – note di costume, studi sulle tradizioni popolari, ricerche storiche e sul turismo – sui quotidiani e sui periodici, contemporaneamente si dedicava anche al recupero di reperti archeologici risalenti addirittura al VI secolo a.C., come l’elmo bronzeo di Torricella Peligna, conservato al Museo Nazionale di Chieti. A Porreca si deve la prima ripresa dello scavo sistematico a Juvanum, nel territorio di Montenerodomo.

Il volumetto satirico “Piccolo ritratto di un carrierista politico”, pubblicato nel 1961, serve a ricordare quel periodo politico incandescente. Da allora Porreca ha individuato le cause della degenerazione politica e l’emergere della malattia, il “protagonismo”, che rende le persone desiderose solo di soddisfare i propri interessi controllando la volontà degli elettori, come risposta alle complesse esigenze della società. Dovremmo tornare indietro e rileggere quelle pagine per ricordarci di soddisfare questi bisogni, perché sono stati in gran parte dimenticati negli anni successivi alla loro stesura. Sarebbe quindi opportuno trovare uno degli ultimi articoli scritti da Porreca, rivolto agli intellettuali. Sarebbe troppo lungo ripercorrere tutte le sue pubblicazioni, ma è doveroso citare quella intitolata “Una passeggiata in Abruzzo” dove si incontrano: il richiamo alla religione della terra; il riferimento alle radici storiche nelle fasi di sviluppo civile e di successiva decadenza; la modifica dei costumi ma anche le tradizioni conservate. Così, mentre l’autore parla della realtà attuale, sottopone le immagini a un continuo declino, che si muove tra i ricordi del passato e le aspettative e la speranza nel futuro. Nel frattempo deduce che le strade d’Abruzzo possono trarre dalle bellezze della natura e dal fascino della storia i mezzi per sopravvivere. Così le località appaiono vive, Guardiagrele, Gessopalena, Torricella Peligna, Montenerodomo, Majella, il Parco Nazionale d’Abruzzo e la Grotta del Cavallone.

L’opera di Porreca intitolata “C’era una volta il cielo”, edita nel 1982, è un romanzo ambientato ad Agnone.(1) In essa scrive sia delle vicissitudini dell’ultima guerra sia della rinascita della speranza e dell’amore. In quest’opera l’arte di Porreca ha raggiunto la maturità nell’uso di metodi espressivi in grado di interpretare anche i più lievi pensieri e i più nascosti moti dell’animo.

Per completare questo quadro di Lelio Porreca ricordiamo che fu uno dei fondatori della “Pro-Loco” (2) di Torricella Peligna e che, in qualità di presidente, fu lo spirito guida di tante manifestazioni per la promozione e lo sviluppo turistico dell’intera regione. Organizzò il Convegno “Salviamo la Majella” nel gennaio 1971 che suscitò grande interesse a livello nazionale per le sue idee ecologiche di tutela delle zone montane, ottenendo l’approvazione di Indiro Montanelli in un suo editoriale intitolato “Civismo” (3) apparso sul “Corriera della Sera”.(4)

In difesa della natura Porreca è intervenuto per bloccare l’avanzamento di una cava di pietra che stava distruggendo “La Morgia”, un maestoso masso calcareo di naturale bellezza panoramica, che sorge tra Gessopalena e Torricella Peligna.

Per aver prodotto tanta letteratura, Lelio Porreca vivrà nel cuore e nell’anima di tutti coloro che leggeranno le sue numerose opere e condivideranno il suo messaggio di amore per la natura, per la storia, per gli ideali e i valori, con i quali ha vissuto in modo coeso sia come uomo che come cittadino.

Antonio Piccone Stella

Direttore dei servizi giornalistici della RAI dal 1946 al 1962

All’inizio degli anni Trenta entra in EIAR proprio quando il primo direttore del radiogiornale, Pio Casali (giornalista de IL RESTO DEL CARLINO), sta mettendo insieme la redazione. Piccone Stella divenne in pochi anni capo redattore e braccio destro di Casali (il gr era stato trasferito a Roma). nel 1935 come direttore del giornale radio propone due nuove edizioni del grande Piccone Stella si reca in Etiopia come reporter di guerra e sbarca con i soldati italiani in Albania per raccontare, giorno per giorno, l’invasione voluta dal fascismo.

L’8 settembre 1943 scelse di non collaborare con i tedeschi per sfuggire alla possibile ingiunzione e si rifugiò in casa di un amico. Tornò quindi in Abruzzo per trasferirsi a Bari dove si presentò alla stazione radio gestita dall’VIII Armata britannica e riprese il suo lavoro: “Non avevo una lira, il che non impedì alla Radio Roma germanizzata di chiamare me e i miei collaboratori (Alba De Cepedes , Anton Giulio Majano, Diego Calcagno e Pio Ambrogetti). Tra gli altri collaboratori Pio Ambrogetti Antonietta Drago, Giorgio Spini, Agostino Degli Espinosa, Vicenzo Talarico.

Antonio Piccone Stella divenne direttore del radiogiornale, sostituendo Corrado Alvaro, il noto scrittore; con l’arrivo della televisione toccò a Piccone Stella il compito di organizzare il telegiornale la cui prima sede fu a Milano, inviato Vittorio Veltroni. Piccone Stella ha assunto l’incarico di direttore centrale dei servizi giornalistici con la doppia responsabilità del radiogiornale e del telegiornale. È stato lui ad assumere Sergio Zavoli in Rai.

Nel 1948 Piccone Stella scrisse una GUIDA PRATICA PER CHI PARLA ALLA RADIO E PER CHI L’ASCOLTA, che per decenni fu quasi una Bibbia che i giornalisti appena assunti alla radio ricevettero con gli auguri per il loro lavoro. Con Antonio Piccone Stella è nato il linguaggio radiofonico, quel libretto era un manuale del perfetto e obiettivo giornalista radiofonico. All’inizio degli anni Cinquanta Piccone rafforzò il gr creando numerosi speciali (memorabile quello sulla valle del Polesine). Nel 1954, con l’avvento della TV Piccone Stella, viene nominato direttore dei servizi giornalistici della Rai. La lunga stagione di Piccone Stella alla Rai si conclude all’inizio del 1962, nei 35 anni fino alla sua morte nel 1997.

Vincenzo Taito

Produttore cinematografico

 

Diversi film con Pier Paolo Pasolini.

Vincenzo Taito è noto perBig Deal on Madonna Street (1958), Appointment for Murder (1951) and The White Sheik (1952).

È possibile consultare il suo profilo IMDB qui.

Camillo Teti

Camillo Teti è un regista, produttore, produttore esecutivo, scrittore, sceneggiatore, nato il 5 marzo 1939 a Roma (Italia). Nei suoi 19 anni di carriera come regista ha diretto Yo-Rhad , Space Navigators e Titanic, mille e una storia. A volte Camillo lavorava con gli pseudonimi di Mark Davis e A. Maker. È figlio del produttore cinematografico Federico Teti.

Federico Teti

Produttore di diversi film di successo. Federico Teti è noto per Aida (1953), Vite perdute (1959) e La moglie è uguale per tutti (1955).

Laura de Laurentiis

 

Laura de Laurentiis, nata a Padova, è figlia di Pietranonio de Laurentiis e nipote di Quirino de Laurentiis e Marianna Carapella, tutti di Torricella Peligna. Vive a Bergamo. Ha una figlia di 27 anni, Valentina, e un figlio di 20 anni, Andrea.

 

Laura de Laurentiis scrive di psicologia, salute e coppia per diverse pubblicazioni nazionali. Ha scritto e curato circa 40 manuali, venduti come inserti della rivista Viver Sani e Belli e ora in vendita in alcune edicole e su Internet. Ha inoltre scritto e curato la mini-enciclopedia Il pediatra risponde dalla A alla Z (Edizioni Fabbri), e numerosi libri tra cui: Sposi oggi domani sempre (EDPS Publishing), E adesso. . . nanna. Come insegnargli a dormire (And Now. . . Sleep. Come insegnare ai bambini a dormire – Sfera Editore), E adesso. . . gioco. Come il gioco aiuta a crescere (And Now. . . Play. How Play Helps Growth – Sfera Editore). Recentemente ha scritto il suo primo romanzo, Baffi & Tarocchi S.r.l. (Baffi & Tarocchi, Inc. – Badaracco Publishing).

I libri di Lauras sono disponibili qui.